Logica di linguaggio medico test
Abstract
Il linguaggio medico, da sempre ritenuto strumento principe nella pratica clinica, è affetto da una profonda ambiguità semantica che può condizionare in modo significativo diagnosi, trattamento e comprensione interprofessionale.
Questo capitolo analizza in maniera critica tali ambiguità, mostrando come esse derivino non solo dalla natura del linguaggio naturale da cui il linguaggio medico trae origine, ma anche dalla mancanza di una formalizzazione condivisa e di un adeguato modello sistemico.
Attraverso il caso clinico esemplare della paziente Mary Poppins, il testo mostra come la stessa esperienza sintomatica possa generare diagnosi profondamente divergenti a seconda della disciplina di riferimento: odontoiatria, neurologia o dermatologia.
Da qui prende forma una riflessione strutturata su ciò che intendiamo quando utilizziamo termini come malattia, dolore, bruxismo o disturbo: parole apparentemente chiare, ma in realtà scivolose, polisemiche e fortemente dipendenti dal contesto specialistico e dalla chiave interpretativa adottata.
I concetti centrali affrontati includono:
- L’analisi critica della parola malattia, tra proprietà dell’individuo e espressione sistemica.
- Il ruolo del significato clinico e la sua variazione in base a contesto, estensione e intenzione del termine.
- L’introduzione del concetto di linguaggio biologico criptato, ovvero la necessità di interpretare correttamente i segnali subclinici e sistemici al di là della semplice verbalizzazione sintomatologica.
- L’analogia con sistemi complessi osservabili e la rilevanza dell’ordine delle indagini diagnostiche come variabile non commutativa.
- Il rischio di ambiguità semantica e vaghezza nel linguaggio medico, e le implicazioni pratiche sull’efficacia delle linee guida cliniche e sulla variabilità interspecialistica.
Il capitolo si conclude con un invito a superare l’approccio reattivo della medicina classica, per abbracciare una visione predittiva e integrata, basata su logiche sistemiche e strumenti concettuali più raffinati.
In questa prospettiva, Masticationpedia propone una vera e propria rivoluzione del linguaggio medico, rendendolo più adatto alla complessità della biologia moderna e più efficace nella costruzione condivisa di senso tra paziente, clinico e sistema di cura.
Introduzione generale
Il linguaggio medico, strumento essenziale di comunicazione clinica, presenta una duplice natura: da un lato, la necessità di una precisione terminologica tecnica; dall’altro, la sua derivazione diretta dal linguaggio naturale, con la relativa ambiguità intrinseca.
Questa tensione si traduce in una fragilità comunicativa che, se trascurata, può condurre a incomprensioni significative, errori diagnostici e divergenze terapeutiche. Masticationpedia si propone di affrontare queste criticità analizzando il problema alla radice: la logica stessa del linguaggio medico.
Una domanda guida questo percorso:
Come può un sistema linguistico, evoluto spontaneamente e caratterizzato da ambiguità semantiche, pretendere di veicolare verità cliniche oggettive?
Attraverso l’esplorazione di esempi clinici concreti, riflessioni filosofiche e analisi della semantica contestuale, il capitolo invita il lettore a ripensare il ruolo del linguaggio nella medicina moderna.
Il linguaggio medico: un linguaggio naturale esteso
A differenza dei linguaggi formali — come la matematica o la logica — basati su regole sintattiche e semantiche rigorose, i linguaggi scientifici si sviluppano come estensioni del linguaggio naturale, mantenendo la loro elasticità e imprevedibilità.
📚 In quest’ambito si colloca anche il linguaggio medico: una evoluzione del linguaggio comune arricchita di terminologia tecnica, ma non dotata di una formalizzazione autonoma. Termini come dolore neuropatico, disturbi temporo-mandibolari o allodinia ne sono esempi paradigmatici.
Sebbene arricchita, questo linguaggio conserva la sua origine naturale e, con essa, le sue ambiguità e potenziali fraintendimenti.
🔍 Caso clinico e logica del linguaggio medico
Mary Poppins (nome fittizio) rappresenta un caso esemplare di come il linguaggio medico possa generare divergenze interpretative:
- All’età di 40 anni, la paziente rilevò alterazioni cutanee localizzate (macchie di pigmentazione) sul lato destro del volto.
- Dieci anni più tardi, durante il ricovero dermatologico, venne diagnosticata una forma di sclerodermia localizzata facciale (Morfea) e trattata con corticosteroidi.
Morfea è una forma localizzata di sclerodermia, caratterizzata da un indurimento circoscritto della pelle e dei tessuti sottostanti.🔎 A differenza della sclerodermia sistemica, non coinvolge organi interni, ma può alterare significativamente la morfologia e la funzione dei tessuti coinvolti. Nel volto, come nel caso clinico descritto, può determinare asimmetrie evidenti, retrazioni muscolari e segni neurologici secondari.💡 In Masticationpedia, la Morfea viene considerata non solo come entità dermatologica, ma come possibile trigger sistemico per disturbi neuromuscolari e dolore orofacciale, proprio perché modifica il contesto biologico su cui agisce il linguaggio medico.
- Successivamente, la paziente sviluppò contrazioni involontarie del massetere e dei muscoli temporali omolaterali, accompagnate da episodi di blocco mandibolare diurno e notturno.
Il quadro clinico risultante mostrava un'asimmetria facciale evidente, con rientranza della guancia destra e ipertrofia muscolare.
I referti clinici principali:
- Stratigrafia e tomografia computerizzata dell'ATM (Figure 1, 2 e 3)
- Diagnosi differenziale: "Disturbi Temporo-Mandibolari" (DTM) vs. "Dolore Orofacciale Neuropatico" (nOP)
Mentre il dentista si orientava verso una diagnosi di DTM, il neurologo ipotizzava una patologia neuromotoria primaria, ponendo in secondo piano la componente meccanica. Questa divergenza evidenzia il problema centrale: la vulnerabilità interpretativa del linguaggio medico.
Approccio clinico
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🔎 La parola "malattia": un concetto sfuggente
Il termine malattia, considerato fondamento della pratica medica, si presenta in realtà come un concetto sorprendentemente vago. Nonostante sia al centro della classificazione nosologica e della ricerca clinica, il suo significato profondo sfugge a una definizione condivisa.
📚 Da un lato, la filosofia della medicina ha da tempo evidenziato questa ambiguità concettuale; dall’altro, la pratica clinica tende a utilizzarlo in modo operativo, senza interrogarsi sulla sua reale natura.
Questa dissonanza apre una questione cruciale:
💬 Se non sappiamo definire con precisione cos'è la malattia, come possiamo dire con certezza quando essa inizia?
🧩 Malattia: individuo o sistema?
Una domanda fondamentale guida la riflessione:
👉 Se consideriamo la malattia come qualcosa che appartiene *all’individuo*, allora il sintomo diventa la chiave d’accesso alla diagnosi. Solo quando un disturbo emerge in modo visibile o percepibile, possiamo dire che l’individuo "è malato".
👉 Ma se, invece, consideriamo la malattia come un’alterazione che riguarda il *sistema biologico nel suo insieme*, allora la comparsa del sintomo rappresenta solo la fase finale di un processo che ha avuto inizio molto prima.
🧠 Un sistema può essere già compromesso senza che l’individuo ne sia ancora cosciente, clinicamente classificabile o formalmente “malato”.
Ecco perché è essenziale superare una visione statica della malattia. La salute e la patologia non sono semplicemente opposti in una dicotomia binaria, ma rappresentano due estremi di un continuum dinamico, in cui il sistema biologico evolve, compensa, devia e infine manifesta.
📈 In sintesi
- 📍 Se la malattia è legata all’individuo, il sintomo è il punto di partenza.
- 🔍 Se la malattia è legata al sistema, il sintomo è solo un segnale tardivo, e la vera diagnosi comincia prima.
💡 Questo cambio di prospettiva impone alla medicina moderna di interrogarsi non solo su **cosa** osserva, ma su **quando** e **dove** inizia il processo patologico.
📚 Dalla malattia al significato: un passaggio obbligato
Se, come abbiamo visto, la malattia non può essere intesa unicamente come una condizione dell'individuo ma piuttosto come il risultato dinamico di alterazioni a livello del Sistema biologico, allora anche il linguaggio clinico deve adattarsi a questa complessità.
In particolare, ciò che intendiamo per significato di un termine medico non può più essere ridotto a una semplice corrispondenza tra parola e sintomo. Quando il concetto di malattia si sposta dall'individuo al sistema, anche il significato delle parole cambia prospettiva: non descrive più soltanto ciò che appare (il sintomo), ma anche ciò che si muove sotto la superficie — le traiettorie, le relazioni, i segnali nascosti.Ecco perché, prima ancora di definire cosa "significa" un termine, dobbiamo chiederci: in quale modello di malattia stiamo collocando quel significato? Solo così possiamo iniziare a comprendere il senso profondo delle parole in medicina.💬 In questa nuova visione, comprendere il significato di un termine medico significa comprendere dove si colloca nel sistema, quando agisce nel tempo, e come interagisce con gli altri segnali clinici.
📚 Comprensione della Terminologia Medica
Affrontare il concetto di significato in ambito medico conduce inevitabilmente in un territorio complesso e multiforme. Il Cambridge Dictionary propone una definizione apparentemente semplice:
"Ciò che qualcosa esprime o rappresenta".[1]
Tuttavia, questa definizione intuitiva si complica non appena si tenta di applicarla al linguaggio clinico, dove i termini non si limitano a “rappresentare” qualcosa, ma si intrecciano con esperienze soggettive, conoscenze specialistiche e contesti disciplinari differenti. La filosofia del linguaggio e della medicina ha cercato per decenni di chiarire cosa significhi davvero "significato", senza giungere a una sintesi condivisa.[2][3]
Nella visione classica, un termine funziona come un'etichetta linguistica che collega un concetto a una realtà osservabile. Ma in medicina, questa connessione si complica.
🧠 Il significato dipende dal contesto
Prendiamo un termine semplice come mela: 👉 Indipendentemente da cultura o età, evoca universalmente l’immagine di un frutto noto, dal colore rosso o verde, dalla forma tondeggiante e dal sapore dolce o acidulo. Qui il significato è stabile, condiviso, non ambiguo.
Ma se introduciamo un termine clinico come 👉 bruxismo, il significato si frammenta:
- Per un odontoiatra, può indicare una disfunzione occlusale con ripercussioni articolari o muscolari.
- Per un neurologo, può rappresentare un segnale di ipereccitabilità centrale o di disfunzione nei circuiti inibitori motori.
- Per il paziente, può semplicemente essere "stringere i denti la notte", connesso magari a stress o ansia, senza comprenderne le implicazioni fisiopatologiche.
🧠 Il significato, in medicina, non è dato solo da ciò che un termine "nomina", ma anche — e soprattutto — da come quel termine si posiziona nel contesto clinico, disciplinare e soggettivo in cui viene utilizzato.
In questo scenario, il significato non è mai un valore assoluto, ma una relazione: tra parole, esperienze, discipline e visioni cliniche. Ed è proprio qui che entrano in gioco i concetti di estensione e intenzione, che cercheremo di chiarire nel prossimo paragrafo.
📖 La filosofia del significato: Frege e il concetto di coppia "Estensione-Intenzione"
Gottlob Frege, considerato uno dei padri fondatori della logica moderna,[4] propose di analizzare il significato di un termine come una coppia ordinata composta da:
- Estensione (Extension): l’insieme di tutti i casi, oggetti o eventi a cui quel termine può riferirsi.
- Intenzione (Intension): l’insieme delle caratteristiche o proprietà che definiscono l’essenza di quel termine.
Per comprendere questa distinzione, consideriamo due esempi, uno appartenente al mondo quotidiano e uno al linguaggio clinico:
👉 *Mela*:
- Estensione = tutte le mele esistenti (verdi, rosse, gialle, grandi, piccole, ecc.)
- Intensione = frutto tondeggiante, commestibile, derivante dall’albero del melo, con buccia sottile e polpa croccante.
👉 *Dolore da bruxismo*:
- Estensione = tutti i pazienti che riferiscono dolore associato al serramento dei denti.
- Intensione = qui le cose si complicano: il dolore può derivare da disfunzione muscolare, da sovraccarico articolare, da iperattività neuronale, da stress psichico, o da una combinazione di questi fattori.
In sintesi:
- La mela ha una **alta intenzione** (molte proprietà precise) e una **estensione ampia ma controllabile**.
- Il dolore da bruxismo, invece, ha una **alta estensione** (tantissimi pazienti lo riferiscono) ma una **bassa intenzione**, perché è difficile definire un unico insieme stabile di proprietà che lo caratterizzano.
💬 In medicina, molti termini hanno estensione ampia ma intenzione sfuggente: è il caso di concetti come dolore, infiammazione, stress, disfunzione, che includono molte realtà diverse senza un unico tratto distintivo.
Capire questa differenza aiuta a spiegare perché, in ambito clinico, il rischio di fraintendimenti è così alto: due professionisti possono usare la stessa parola, ma con riferimenti concettuali completamente diversi.
Ed è proprio questo il terreno in cui le ambiguità semantiche possono generare errori diagnostici.
🧩 Riepilogo: Estensione, Intensione e Contesto
Nel linguaggio medico, il significato di un termine non è mai assoluto: varia in base al numero di casi a cui lo si applica (estensione) e alle proprietà concettuali che gli attribuiamo (intensione).
- La estensione è legata alla pratica clinica: include tutti i pazienti, le condizioni o i fenomeni che vengono riconosciuti come espressione di quel termine.
- L’intensione riflette la cornice teorica o specialistica che assegna al termine un significato più o meno specifico.
📌 Prendiamo ad esempio il termine bruxismo:
- Ha un’estensione 'ampia', perché può riferirsi a serramento notturno, digrignamento, effetti collaterali farmacologici, ecc.
- Ha un’intensione 'bassa', perché le caratteristiche distintive variano da specialista a specialista (occlusale, neurologico, psicosomatico...).
Ed è proprio da qui che nasce uno dei problemi più sottili ma pericolosi nella pratica clinica: la possibilità che un termine, pur formalmente corretto, sia ambiguo, vago o addirittura fuorviante a seconda del contesto ed in più 💬 la mancanza di semantica condivisa ostacola la reale comprensione clinica.[5]💡 Questo dualismo tra estensione e intensione spiega perché lo stesso termine può generare diagnosi differenti, anche in presenza degli stessi sintomi.
⚡ Ambiguità semantica: un rischio nella pratica medica
Questa analisi dimostra quanto la terminologia clinica sia vulnerabile ad ambiguità semantiche. Termini come nOP (neuropathic Orofacial Pain) o TMD (Temporomandibular Disorders) possono assumere significati diversi a seconda del contesto clinico.[6]
Solo una consapevolezza critica del contesto e una comprensione raffinata di estensione e intenzione permettono di evitare errori interpretativi e migliorare la precisione diagnostica.
🧩 Ambiguità e Vaghezza
Oltre alla terminologia specialistica, il contesto in cui un termine medico viene utilizzato può introdurre fenomeni di ambiguità e vaghezza, aumentando il rischio di fraintendimenti.
Un termine è ambiguo quando può assumere più significati. Questo fenomeno, noto anche come polisemia, è stato ampiamente studiato in filosofia, linguistica e medicina.[7][8][9]
🔎 Effetti clinici di ambiguità e vaghezza
Se non affrontati consapevolmente, questi fenomeni possono:
- ❗ Compromettere l'applicazione corretta delle Linee Guida Cliniche (CPG)[10]
- ❗ Aumentare le variazioni nelle pratiche cliniche tra specialisti[11]
Non è raro che medici differenti interpretino in modo divergente la stessa espressione linguistica, portando a conclusioni diagnostiche differenti.
🧠 Tipi di ambiguità
L'ambiguità può essere:
- Sintattica: dipende dalla struttura della frase.
- Semantica: riguarda il significato dei termini.
- Pragmatica: si riferisce all'uso del linguaggio in un contesto specifico.[12]
🏥 Esempio pratico: Mary Poppins e il "dolore orofacciale"
Quando Mary Poppins riferisce di avvertire un dolore orofacciale, questo termine può assumere:
- 👉 Un significato odontoiatrico (problema occlusale o muscolare)
- 👉 Un significato neurologico (neuropatia)
- 👉 Un significato dermatologico (sclerodermia)
💬 Lo stesso termine può dunque evocare tre diagnosi cliniche diverse, a seconda del background specialistico e del contesto in cui viene interpretato.
🔐 La vulnerabilità della logica clinica
Questo esempio dimostra come:
- Un termine linguistico apparentemente semplice
- Possa ospitare una complessità clinica criptata
- Che necessita di una decriptazione accurata basata sul contesto
🧠 Non basta il linguaggio naturale per comprendere i segnali del sistema biologico: serve una logica più raffinata e una maggiore consapevolezza del rischio semantico.
📡 Il Codice Criptato del Linguaggio Biologico
Nella pratica clinica, i sintomi espressi verbalmente dai pazienti rappresentano solo la punta dell'iceberg. Sotto la superficie si cela un complesso sistema di segnali biologici — un linguaggio macchina criptato — che deve essere decifrato per una corretta interpretazione clinica.
Analogamente a un sistema di crittografia, dove un messaggio in chiaro viene trasformato in codice, anche l'organismo trasmette informazioni biologiche che richiedono una chiave di lettura adeguata.
🔐 Il paziente percepisce il segnale, lo trasforma in un linguaggio naturale spesso approssimativo, e lo comunica al medico.
Tuttavia, in questa traduzione avvengono inevitabili distorsioni:
- da parte del paziente (interpretazione soggettiva),
- da parte del medico (filtro specialistico).
---
🧬 Codifica biologica: il caso del termine "Ephaptic"
Immaginiamo che il sistema biologico di Mary Poppins stia trasmettendo il messaggio:
Questo codice criptato potrebbe corrispondere a un fenomeno biologico come il fenomeno ephaptico (interazioni anomale tra fibre nervose).
A seconda della chiave di decodifica utilizzata:
- 👩⚕️ Chiave A (Contesto reale, completo): si ottiene Ephaptic
- 🦷 Chiave B (Contesto dentale): si ottiene un codice errato (es. )
- 🧠 Chiave C (Contesto neurologico): altro codice differente (es. )
👉 Se il clinico utilizza una chiave sbagliata, rischia di fraintendere la natura del disturbo.
🧮 L'ordine degli esami è parte della chiave
Nel nostro esempio, il codice può essere immaginato come la sequenza completa di test clinici necessari per arrivare alla diagnosi corretta (es. identificare un evento ephaptico).
🔑 Tuttavia, **la sola presenza** di questi test non è sufficiente. Conta anche **l’ordine** con cui vengono eseguiti e interpretati.
👉 Se ogni cifra del codice rappresenta uno specifico esame specialistico — ad esempio:
- 1 = stratigrafia ATM
- 3 = biopsia cutanea
- 7 = elettromiografia
- ...
- A = test neurofisiologico per identificare ephaptic transmission
📉 Questo accade spesso nella pratica clinica reale: - un dermatologo vede solo il codice "3", - un neurologo arriva al "7", - ma nessuno arriva ad "A" in tempo utile.💬 Se il test più rilevante è l’ultimo (es. "A"), la paziente dovrà attraversare anni di consulti, diagnosi parziali e dolore, prima di ricevere la risposta corretta.
Il sistema diagnostico, quindi, **fallisce non per ignoranza**, ma per **incompletezza sequenziale**.
📚 Questo fenomeno si collega direttamente a un concetto già affrontato in Masticationpedia: quello delle variabili non commutative. Variabili non commutative sono grandezze il cui ordine di osservazione influisce direttamente sul risultato finale. 🔁 A differenza delle variabili commutative (es. addizione 2+3 = 3+2), queste variabili non restituiscono lo stesso esito se analizzate in sequenze diverse.📊 In medicina clinica, il concetto si applica quando l’ordine degli esami diagnostici modifica la comprensione del quadro patologico.
💡 Esempio: se l’elettromiografia (variabile A) viene eseguita prima della biopsia (variabile B), il clinico può interpretare erroneamente l’origine del disturbo.
Se invece l’ordine è B → A, la diagnosi potrebbe cambiare radicalmente.🔬 Masticationpedia applica questo concetto per proporre una medicina predittiva fondata sulla sequenzialità intelligente delle misurazioni e sulla logica dei sistemi complessi.
💡 Per questo motivo, serve una logica di decodifica che tenga conto della sequenzialità informativa — una logica che potremmo definire non commutativa, proprio come accade nella dinamica dei sistemi complessi e tutto ciò si connette al '🔎 Systems Control Theory: l'osservabilità del Sistema. Questo concetto si collega al principio di osservabilità dei sistemi complessi.[13] In particolare, si parla di osservabilità stocastica nei sistemi biologici dinamici.[14]💡 In medicina predittiva, è quindi fondamentale riconoscere che l'ordine delle misurazioni non è neutro: può determinare la comprensione o il fraintendimento dell’intero sistema-paziente.
Ma per saper interpretare un sistema biologico bisogna misurarlo💬 Solo interpretando correttamente i segnali subclinici possiamo accedere allo stato reale del sistema biologico.
La misurazione non è solo un atto tecnico: è un atto di decriptazione come verrà esposto più in dettaglio nei prossimi capitoli di Masticationpedia.
📜 Conclusione generale
L'intero capitolo ha cercato di dimostrare come la pratica clinica moderna non possa più affidarsi esclusivamente a un linguaggio naturale, spontaneo e ambiguo, per interpretare fenomeni biologici complessi. A partire dall'analisi di un caso clinico emblematico, quello di Mary Poppins, abbiamo progressivamente messo in luce una serie di snodi concettuali che richiedono un ripensamento radicale della logica medica.
In sintesi, i punti chiave affrontati possono essere così riassunti:
🔹 Il concetto sfuggente di "malattia"
Abbiamo evidenziato come il termine "malattia" non possa essere trattato come un'etichetta univoca, ma vada considerato in funzione del modello interpretativo adottato. Se la malattia è vista come proprietà dell'individuo, il sintomo è il punto di partenza. Se, invece, la malattia è considerata come alterazione sistemica, allora il sintomo è solo la manifestazione tardiva di un processo in corso. Questa distinzione ha implicazioni cruciali sulla prevenzione, sull'anticipazione diagnostica e sulla gestione clinica.
🔍 Il significato come relazione contestuale
Il significato di un termine medico non è mai assoluto, ma nasce dall'interazione tra contesto clinico, disciplina specialistica e vissuto soggettivo del paziente. Parole come "dolore", "bruxismo" o "disfunzione" variano notevolmente in base all'estensione (quanti casi comprendono) e all'intensione (quali proprietà definiscono). Solo comprendendo questa dinamica è possibile evitare equivoci diagnostici tra specialisti diversi.
🌐 Ambiguità e vaghezza nel linguaggio medico
Attraverso la distinzione tra ambiguità sintattica, semantica e pragmatica, abbiamo chiarito come termini apparentemente chiari possano condurre a interpretazioni divergenti. La mancanza di una semantica condivisa e la polisemia dei termini clinici sono una fonte costante di errore, talvolta con conseguenze importanti per la salute del paziente.
🔐 Il codice criptato del linguaggio biologico
Il sistema biologico non comunica in linguaggio naturale, ma attraverso segnali codificati, dinamici e multidimensionali. Il caso del codice "133755457655037A" ha illustrato come la diagnosi corretta emerga solo se si possiede la chiave giusta e si segue l'ordine corretto nella sequenza degli esami. Questo ha portato all'introduzione del concetto di **variabili non commutative**, in cui l'ordine delle osservazioni cambia il risultato diagnostico finale.
📊 Verso una logica diagnostica sistemica
In conclusione, emerge con forza la necessità di una logica clinica più matura, capace di:
- Integrare segnali biologici criptati con strumenti di decriptazione clinica.
- Superare la logica binaria sintomo-malattia.
- Gestire l'ambiguità semantica con modelli adattivi basati su contesto.
- Tenere conto della sequenzialità delle osservazioni cliniche.
- Prevedere l'insorgenza di fenomeni patologici attraverso misurazioni precoci e sistematiche.
Tutto ciò non è più solo una proposta teorica, ma una vera e propria urgenza epistemologica. La medicina del futuro — quella predittiva, personalizzata e sistemica — non può prescindere da una riflessione accurata sul linguaggio che la veicola. E Masticationpedia si propone come uno dei luoghi in cui questa riflessione può diventare concreta, collaborativa e clinicamente utile.
È pertanto necessario ribadire che, per garantire un'analisi realmente dinamica, concreta e applicabile, evitando il rischio di un'arida dissertazione filosofica, il progetto procederà attraverso l'esame sistematico di casi clinici esemplificativi. Tali casi saranno analizzati mediante l'applicazione progressiva di diverse logiche interpretative:
Queste sezioni costituiranno i primi capitoli del presente scenario analitico.
In questa prospettiva, il formalismo introdotto — pur nella sua essenzialità — serve a gettare le basi per un approccio diagnostico evoluto, capace di integrare il dato biologico criptato con una contestualizzazione semantica dinamica, in linea con le esigenze della medicina predittiva e sistemica che Masticationpedia intende perseguire.- ↑ Cambridge Dictionary online
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